Platea seu Lodico delli Beni stabili rendite, canoni, censi, scagli, quiriti ed altre annue ri----- spettantino alla Ven.le­ Cappella della SS.a Trinita           eretta dentro la Matrice Chiesa del casale d’Africo compilata nell’ Anno 1722 sotto li 19 Maggio in detto casale ad istanza del Rmò sr. Dr. Pietro Paolo Pape Can.co della Cathedrale di Bova, e Benef. di detta Capella con l’assistenza dell’esperti di detto D. Pietr’Elia Stilo sacerdote e Paolo Vitali e Giuseppe Versaci detto Lo Brutto prattichi di tutta la pianta e circuito di detta Abbadia della SS.ma Trinità precedentino prima l’editi affissi, tanto nella Porta della chiesa Catted.e di Bova, quanto nella Porta della Matrice Chiesa di detto Casale per giorni nove con l’accestazioni dell’affissione e defissione come più sotto appare descritta da me Abb. D. Domenico Cuppari di Bova Paroco di S.Catt.a e pub.co  Apco. Notro. e Cancelliere della Corte Ves.le, à futura memoria et in fede di Beni.

    Data in Africo li 19 Maggio 1772.

    D. Abb. Cuppari Pub.co Ap.co Not.us

     

    (estratto)

    Il 19 maggio 1722 Sebastiano Marti di Africo ha affissato la platea nuova alla porta della chiesa matrice di Africo. Nomato anche Leo Mafrici di Africo.

     

    In Dei Nomine Amen

    La Ven.le Cappella seu Beneficio della ss.ma Trinità sta eretta dentro la Chiesa d’Africo dalla parte sinistra tiene la sua icone nell’altare sotto il tit.lo della ss.ma Trinità ab antiquo.

    La pianta seu il territorio delli beni stabili di detta Venerabile Cappella seu Beneficio trovasi situato in questo modo:

                Incommicia dal vallone seu fiume vicino il molino di S.Leo del Rmo Capitolo della Città di Bova – Dal Vallone di Fieromandri, secondo corre detto vallone dal fiume in sù e tira dritto per la Correnza di Mazzeu e tira dritto in sù, ed esce alla portella delli balestri, secondo corre il Ghimarro di mezzo la strada, e tira abbasso detto vallone, insino al fiume grande che viene di Archidiaco, sotto li rocchi di Agromilia, e secondo corre il Vallone di fiti, e tira vi sù, ed esce alla Portella di Poro, e dalla detta Portella per dove si viene a scoprire il serro dove si chiama La Fossa del Lupo per la parte dell’occidente, secondo rompe il Ghimarro, da detta Portella di Poro scende sotto il fiume di Poro e tira abbasso, secondo corre il fiume insino che arriva, dove di sopra si è detto(?), che confronta il vallone di Fieromandri con il fiume vicino il molino di S.Leo del Rmo Capitolo di Bova come s’è detto di sopra.

     

                Tutto quanto stà in detto territorio o pianta appartiene alla detta Cappella e Beneficio della ss.ma Trinità d’Africo eccettuate gli gliande, pascoli d’erba ed aqua, quali spettano Jus alla Menza Arcives.le e legname per detta Menza e servizio delli cittadini del Contado di Bova restando pero il Jus alla detta Cappella alberi fruttiferi e domestici in quale i voglia parte si trovino e li frutti delli seminati annui che si faranno dentro detto territorio seu pianta di stabile, come sempre si costumò ed osservò sin come hanna asserito l’esperti sudetti.

                Possedono poi diversi particolari cittadini più possessioni e pezzi di terre aratorie con molti alberi fruttiferi, quali ----- pagano a detto Beneficio e Cappella il canone in dinari contanti ogni anno, ed anche in grano come stanno notati nelle presente platea cavata dalla vecchia compilata l’anno 1648. Le terre d’in terraggiano di ogni sei uno ed un quarto di Paraspora aria(?)

                Tiene Jus e Giurisdizione il sudetto Beneficio ed Abbadia dalli quattordici settembre di ogni anno di far guardare il sudetto castagneto per camera di modo tale che entrando in detto castagneto bestiame caprina pecorina e porci ritrovandoli di guardiani dentro detto castagneto si possono liberamente uccidere e scarneggiare , ed anche farli tirare la pena di carlini quindici, spettando il quarto e pene sudette al Beneficio seu Abbe. di detta Abbadia.

    Entrando poi bovi domiti in detto castagneta, mentre si guarda – camera dalli quattordici di settembre per tutto il giorno di S.Martino Ves.vo inclusive pagano di pena carlini due per ogn’ uno.

    Dell’anemali vaccini selvaggi, per ogni volta che entreranno si pagano carlini quindici di pena, purche si trattengano in detto castagneto loco Carceus (Carceiis?), come ab antiquo fu costume si stilò ed osservò, ed è in viridi observantia ed essendo di più provi(?) carlini quindeci per uno tenendo Jus di Palo in detto tempo sino il giorno di tutti santi per li bovi e selvaggi.

    E le pene che si tirano sono del Beneficio di detta Abbadia. Con questo pero che passando il giorno di tutti santi, ed entrando in detto castagneto bestiame pecorina caprina e porcina chi trovera smurrata senza essere presenti li pradroni seu bestiamari custodi non si possono scarneggiare ma essendo alli convicini e contorni di detto castagneto mettendoli a posta sempre si possono scarneggiare e tirare la pena, come hanno confessato l’esperti ed il tutto appare dalla vecchia platea di detta Abbadia senza controvenzione veruna.

               

                Possiede detta Abbadia e Beneficio nella contrada Agromilià dentro la pianta e territorio sudetto certe cerasaie e pirare robba prop.a della Cap.a come sta descritto nell’ antica platea.

    E per maggior di lucidazione della presente platea e vera designazione delli limiti e confini hanno asserito li sopra descritti D. Pietro Elia Stilo sacerdote d’Africo, Paolo Vitali e Giuseppe Versaci mi.le(?) alias Lo Brutto prattichi delli limiti e confini e deputati da Mons. Illmo. Per la confezzione della presente mandati super faciem loci haver posto e designato circum circa del Giardino detto S.Triada possiede il sr. Gio. Battista Malgeri seu verius Patrimoniali donat.e suo figlio ch.o sr. Bruno Malgeri haver posto dico le pietre quali dimostrano li limiti, e dove non vi sono pietre vi hanno posto li legni piantati à posta per vera direzione di detti limiti, quali arrivano sino alla gurna abbasso, cioè il luogo della gurna in sù è dell’ Abbadia di abbasso poi va col giardino detto di S.Triadà posseduto dal sudetto sr. di Malgeri per il quale paga ogni anno il cenzo perpetuo di carlini seidice.

    L’anno come sta notato fol. 27 a terg(?).

     

                Dichiarando che tutte le terre ed alberi stanno posti dentro il territorio(?) seu pianta di detta Abbadia eccentuale le possessioni possedute da diversi particolari lequali pagano il censo tutti gl’ altri sono espettano all’ Abbadia sudetta. Anche quelli beni che nell’ antica Platea chiama esser posseduti dal sr. Matteo Calco dall’ eredi delquale dotis titolo ha havuto il giardino detta S.Triadà il sud. Sr. Malgeri limitato come fol. 27 a terg. Dichiarando ancora che detto sr. Malgeri non tiene altro che una castagnara tantum abbasso dove vi è La Pietra Grande, quale va col suo giardino ò vero se nascessero altre dentro li celsi più giù della grande ma quelle sono sopra parte della detta sono tutte dell’ Abbadia seu Cappella eccettuati li celsi et altri alberi domestici vi sono in detto suo giardino et itu cum juramentum.

     

    Censi seu canoni perpetui in denari e stagli in grano che n’ esigge La Abbadia seu semplice Beneficio della ss.ma Trinità d’Africo e suo Beneficiato e sono li sotto scritti:

     

                Sup.e eredi Andrea Marti possedono terre aratorie site dentro il territorio dell’ Abbadia in contrada Fieromandri limitanti con Nicolo Giovanni Velona e le Rocche Grandi sotto via per dove si va al castagneto di detto Abbadia e non piu sù dove faceva  l’anna(?) il guondam Salvatore Bruzzaniti come dice la vecchia platea. Paga ogni anno grana diece.

    (Nella margine: “Il sig. Domenico Lanatà per titolo di compra”. “Non lo possiede il sudetto”.)

                Gio. Battista Sagoleo tiene terre con castagnare nella contrada Aghù limitanti Giuseppe Spataro d’ abbasso, limita col fiume insino dove confronta col Vallonello che viene da sù dalla Chiusa di S.Filipo e di sopra confina con le rocche sotto del Piragheno a traverso e tira sino alla ficarella sotto delle rocche che confinano con detto Giuseppe Spataro dritto della castagnara del sudetto di Spataro paga ogni anno due carlini.

                Leo Curigliano tiene una castagnara e celsi da serico nella contrada sudetta d’Aghù sotto via che si va a traverso, con terre seminatorie limitando la via pubblica il fiume e li celsi di Giuseppe Spataro li celsi della Venerabile chiesa di S.Sebastiano ed altri. Paga per detto loco ogn’

    anno all’Abbadia di S.Triadà grana otto e cavalli sei.

    (nella margine: “Giuseppe Versaci quondam Leo alias Rastillo”.)

                Giuseppe Spataro tiene possessione nella sudetta contrada Aghù sotto via limitando il sudetto Leo Curigliano dall’ uno lato e dall’ altro lato la possessione con celsi della chiesa di S.Sebastiano esistentino in detta possessione celsi da serico. Paga ogn’anno grana tre e cavalli sei.

    (nella margine: ”erede Leo Versaci alias Rastillo”)

                Piu il sudetto Giuseppe Spataro tiene terre con castagnare dentro il circuito seu tenimento di detta Abbadia limitante d’abasso la via pubblica, il fiume, la possessione di Leo Curigliano da un lato sino dove vi è la fontana e tira insino dove è Lo Serricciolo vi sono li ruvoli e tira traverso dove vi è una castagnara e limita ancora con sepala del giardino di S.Triadà posseduto dal sr. Gio. Battista Malgeri title. dotis e dall’altro lato dell’occidente con il Ghimarro. E paga alla sudetta Abbadia carlini tre grana due e cavalli sei.

    (nella margine: “di sudetti eredi di Leo Versaci”.)

    Piu il sudetto Giuseppe Spataro tiene terra aratoria nella contrada Aghù con una castagnara limitando colli celsi dell sr. Malgeri e dalla parte dell’ occidente con Gio. Battista Sagoleo. E paga grana due  cavalli sei,

    (nella margine: “Eredi Leo Versaci alias Rastillo”.)

                La venerabile chiesa di S.Sebastiano tiene loco con celsi di serico nella contrada Aghù limitante Giuseppe Spataro ed altri paga grana cinque.

                Fabio Morabito habitante nel casale nuovo tiene possessione seu giardino con celsi da serico ed altri alberi fruttiferi nella contrada Aghù sito limitante sotto via il fiume dall’altro lato Giuseppe Spataro eli celsi di S.Sebastiano. Paga ogn’anno grana diece.

    (nella margine: “ La possede Antonio Puliti per titolo di compra la metà e l’ altra metà il sige. Abbate Nesci venduta li da Domenico e Bruno Schimizzi e l’ atra metà io per”.)

    Il sudetto di Morabito lo celso venduto li da Leo Spiranza nella contrada Aghù.

    (nella margine:” Il celso si penge ed in consequenza anche li grana cinque dice quattro di cenzo”.)

                Ch.co Livio Stilo di Leonardo tiene terre a Palaforio dentro il tenimento dell’ Abbadia limitantino e confinantino con Le Plache Grandi cioè sotto parte delle Plache alli brueri(?) e va a traversa sino all’ attaccio (affaccio?) di Mazzea non scindendo nel piano cioè alla Fossa per la parte dell’ acqua di Mazzea essendo le terre pendenti dell’ Abbadia e dalla parte di sopra non passa il Serricciolo seu Spinoso, piu abbasso dell’aria di Carra. Paga per dette terre in denari grana sette e mezzo.

                Piu il med.o ch.co Livio Stilo di Leonardo sopra le predette terre in contrada Palaforio limitante come sopra paga ogni anno staglio in grano all’Abbadia.

    (nella margine: “La paga Constantino Stilo come erede”.)

                Minichello Spataro tiene loco con castagnare e cerasare nella contrada Fieromandri limitantino l’eredi del quondam Andrea Marti quello li pervenne tit. dotis da Gio. Battista Modaffari. Paga per detto loco all’ Abbadia grana cinque.

    (nella margine: “sig. Domenico Lanatà di Bertone le possiede per tit. di compra venduti dall’ eredi per la metà”.)

                Piu detto Minichello Spataro tiene terre con vigna benche di ruta e sfilesate in detta contrada Fiero Mandri che erano del quondam Sebastiano Cansuò (Cannò?) che nella vecchia platea cosi sta notato limitante la via pubblica ed il vallone che viene da S.Triadà ed altri. E paga grana dodeci e mezza all’ Abbadia.

    (nella margine: “il sudetto sig. Domenico Lanatà. Non la possiede detto Lanatà”.)

                Piu detto Minichello Spataro tiene terre con castagnare dentro il tenimento dell’ Abbadia limitante dalla parte di sopra col giardino del sr. Gio. Battista Malgeri dall’altro lato per la parte dell’occidente Giuseppe Spataro d’abbasso la via pubblica ed il condotto del molino. Paga grana dodeci e mezzo.

    (nella margine: “detto sig. Dom. Lanatà comprate dal sig. Livio Stilo”.)

                Leo Spiranza tiene possessione nella contrada Aghù con quattro piedi di cerasare limitante Fabio Morabito ed altre terre dell’ Abbadia paga grana tre e mezzo.

    (nella margine: “sfelegò(?) e si perse il censo ed anche il celso venduto a Fabbio Morabito”.)

                Dia Vitale del casale d’Africo habitante in Bova tiene terra con una castagnara nella contrada Fieromandri limitante con altre terre dell’ Abbadia e la posesse di Minichello Spataro. Paga anno quolibet alla Abbadia S.Triadà d’ Africo.

                Rocco Stilo tiene possessione nella contrada Aghù dentro il territorio dell’ Abbadia di S.Tiada limitante Giuseppe Spataro e le terre della sudetta Abbadia per quanto egli possiede e paga ogni anno grana dodeci presente ed accettando con giuramenti.

    (nella margine: “la metà li paga Giuseppe Versaci havuto per titolo di dote l’atra metà”.)

                La Cappella del Venerabile tiene loco con celsi sopra il condotto del molino della Com.a e Capitolo di Bova seu meglio di S.Leo d’Africo posseduto da detta Com.a  e concesso al Rev. D. Elia Stilo e di sopra la via pubblica dove attualmente sta il forno per lavar la seta venduto li da Giuseppe Versaci maggiore. Paga ogn’ anno gra diece come il prat---- di detta cappella-

    Paolo Vitale accettò in nostra presenza.

    (nella margine sig. Abb.e Nesci”.)

                Giuseppe Versaci alias Lo Brutto tiene possessione in contrada Fieromandri limitante il Vallone di detto Fieromandri che separa il tenimento dell’ Abbadia di S. Triada dal tenimento dell’ Abbadia di S.Leo del Rmo Capitolo di Bova e dall’ altra parte Gio. Nicolò Modaffari. Paga ogni anno grana diece presente ed accettante.

                Gio. Cola Modaffari tiene possessione in contrada Fieromandri dentro il tenimento dell’ Abbadia di S.Triada limitante Giuseppe Versaci Lo Brutto ed altri confini per la parte sua li resto paga ogni anno all’ Abbadia grana cinque presente accettante.

                Giovanne Versaci possiede terre in contrada Cavallo Demona limitante circum circa le terre dell’Abbadia di S.Triada quali nella vecchia platea chiama N.r Angelo Velona. Paga ogni anno all’Abbadia grana diecesette e mezzo presente ed accettante.

    (nella margine: sig. D. Pietro Marzano per titolo di compra”.)

                Nicolo Giovanni Velonà tiene terre con castagnare dentro il tenimento dell’Abbadia propriamente al Passo di S.Filipo della Menza Vescovile limitante le altre terre dell’Abbadia di S.Triada. Paga grana diece presente accettante e con giuramenti se obligante.

    (nella margine: Giuseppe Chiriaco per titolo di compra”.)

                Pietro Modaffari di Gio. Michele tiene possessione dentro il tenimento dell’Abbadia con cerasare ed altri alberi fruttiferi limitante il sr. D. Paolo Marzano di Bova ed altre terre della chiesa quelli possedeva Caterina Spanò. Paga grana due e mezzo.

    (nella margine: “Giuseppe Modaffari la possiede come erede”.)

                Erede Andrea Marti tiene vigna in contrada Fieromandri sopra via limito lo Vallone e Minichello Spataro e dalla parte dell’ occidente la vigna di Giuseppe Spataro. Paga ogni anno alla Abbadia di S.Triada fari uno presente er accettante.

    (nella margine; “Sig. Domenico Lanatà per titolo di compra”.)

                Gio. Battista Moijo possiede un molino per il quale essendo sito e posto dentro il tenimento dell’ Abbadia di S.Triada. Paga carlini sedeci.

    (nella margine: “Sig. Abbe Nesci per titolo di compra”.)          

                Piu per l’orto con celsi dietro detto molino paga ogni anno carlini due.

                Piu il sudetto D. Gio. Battista Moijo per un pezzo di terra con un piede di celso da serico dietro detto molino quale nella vecchia platea dice che era di Annibale Canzio paga grana diece.

    (nella margine: “detto sig. Abbate”).

                Piu il retrodetto D. Gio. Battista Moijo per il loco con celsi e castagnare ed altri alberi fruttiferi sopra sudetto molino limitante con Le Piere Grandi dalla parte dell’ oriente il vallone che cala da S.Triada. Paga una col piano di avanti al molino grana diece otto e mezzo.

    (nella margine: “detto sig. Abbate”).

                Che vi ----- il sudetto D. Moijo per li sopra descritti luoghi e molino paga due scudi e grana otto e mezzo come si vede dall’ antica platea-

    (nella margine: “tutti li paga il sudetto sig. Abbate Nesci”).

               Caterina Spanò tiene loco dentro il tenimento della ss.ma Trinità d’Africo limitante con li sopra descritti luogni del Rev. D. Gio. Moijo ed alli paga grana cinque.

    (nella margine: “detto sig. Abbate Nesci”).

                Il sr. Gio. Battista Malgeri di Bova seu venus il ch.co Bruno Malgeri suo figlio tiene giardino nella contrada S.Triadà arbigiato con celsi da serico ed altri alberi fruttiferi con case da nutrire confinante col castaneto di detta Abbadia e con le possessioni di Giuseppe Spataro per il quale giardino paga annui carlini sei in perpetuum restando però liberi l’ altri pezzi di stabili a favore di detta Abbadia secondo la convenzione fatta medio assente nell’  anno 1675 tra rev. D. Alfio Calco oggi vivente ed il quondam Abb. Silvestro Velonà Benef.to presentato nella compilazione della presente platea si che paga solamente Leo del(?) sr. di Malgeri annui carlini sei.

                Il sr. Paolo Marzano per l’ intiera possessione ha asserito Mariano Modaffari di detto casale haverli venduto nulla di meno oggi li possiede detto Mariano sita nella contrada Fiero Mandri sopra via limito il Vallone di S.Triada clo Vallone di Mazzea. Paga per detta possessione detto Mariano anno per anno grana cinque.

    Piu detto Mariano Modaffari per l’altra possessione in detta contrada pervenutali dall’ eredi di Lucenta Manglaviti limitante la sudetta possessione paga altri grana cinque.

     

    Fidem faccio et testor ego infrascripta pub.s Ap.ca Not.e omnibus et singulis presentem in juris lecturis per supra descriptum, Platea seu Plantu,m nel Catalogum Bovorum stabilium censuum seu cononum quolibet anno solvendorum Ve.. Cappelle ss.me Trinitatis Ruris Africi Boveri .......

    Ecc. ecc.

    22 mensis junis 1722